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La Pagina del Sensei Trilussa

 

In questo spazio sono raccolte una parte di tutte le chicche inviate sul gruppo WhatsApp del Dojo KiuShinRiu.
L'angolo delle rime è una creazione del nostro Sensei M° Valter Faraglia, che spesso e volentieri ci omaggia con dei versi in rima.
I suoi allievi per non essere da meno hanno iniziato a seguirlo , il che è piuttosto preoccupante, quindi insieme alle chicche del maestro ci sono anche le nostre.
Naturalmente chiediamo scusa al grande Trilussa.

Carlo Alberto Salustri (Trilussa)

Pseudonimo anagrammatico del poeta in dialetto romanesco Carlo Alberto Salustri (Roma 1871 - ivi 1950). Autore di sonetti, nei quali raffigurò la Roma borghese e piccolo borghese, T. abbandonò assai presto, quasi completamente, questa forma espressiva, per passare alla creazione, intorno al 1907, d'un tipo di favola che, nella prima idea, avrebbe dovuto essere una sorta di parodia delle favole classiche, ma si sciolse subito in libere invenzioni, metricamente sempre più variate. Tra le raccolte: Quaranta sonetti romaneschi (1895), Ommini e bestie (1914), Lupi e agnelli (1919).

 

VITA E OPERE

Cominciò a pubblicare qualche sonetto intorno al 1890 sul Don Chisciotte e sul Messaggero, del quale poi fu a lungo collaboratore; alla sua prima raccolta (Quaranta sonetti romaneschi), seguirono Altri sonetti (1898), Caffè-concerto (1901), Er Serrajo (1903), ecc. Il T. dei sonetti concentra la sua attenzione sulla cronaca spicciola della Roma borghese e piccolo-borghese, non solo per cogliere il contrasto fra le apparenze e la verità della vita e della società, ma per esemplarlo o tipizzarlo in situazioni, figure e macchiette, con spirito caustico e insieme divertito, scettico e pur venato a momenti d'una malinconia crepuscolare. Questa tendenza a tipizzare portò ben presto T. all'apologo e alla favola: la quale, fu ben presto caratterizzata da libere invenzioni a fondo realistico sotto la convenzionalità degli emblemi. La sua poesia si venne così affrancando metricamente dal sonetto (di eredità belliana) in forme sempre più variate, e insieme semplificandosi nel lessico, col ridursi del dialetto a inflessione o sottolineatura ironica, a contrappunto gergale della sua ispirazione moraleggiante (oltre a Ommini e bestie Lupi e agnelli: Nove poesie, 1910; Le storie, 1913; Le cose, 1922; La gente, 1927; Libro numero nove, 1929; Giove e le bestie, 1932; Libro muto, 1935; Acqua e vino, 1944-45). T. compose anche alcune novelle e illustrò o meglio "pupazzettò" qualche suo libro (Duecento sonetti, 1937). Postuma è la raccolta di Tutte le poesie (a cura di P. Pancrazi e L. Huetter, 1951).
Fonte: https://www.treccani.it/enciclopedia/trilussa

  • Filippo

    Nel nostro Dojo da poco sei approdato e già si vede qualche risultato. Sempre attento vigile ed accorto nel Karate ti vedo ben assorto. Con quell aria fresca allegra e pur gioviale al nostro Dojo non fa male. Però attento caro Filippo perché in palestra poi te strippo. Che sbadato il tuo nome è...

  • Trilussa

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